La Sardegna ha bisogno di una vera svolta per il proprio rilancio economico e sociale
dopo anni di errori ed inconcludenti vertenze con lo Stato e con l’Europa. Quello che
desideriamo per la nostra terra è in primo luogo la possibilità di essere noi stessi i
protagonisti e gli artefici “a casa nostra” del nostro presente e del nostro futuro. Per questo
dobbiamo recuperare una posizione di credibilità istituzionale e politica fondata sulla nostra
capacità, competenza e responsabilità per esercitare in modo completo tutte le prerogative
di regione autonoma e tutte le conseguenti forme di reale sovranità nel nostro territorio che
fino ad oggi non abbiamo esercitato: nessuno ce lo deve concedere: sono prerogative che
già abbiamo e che ci dobbiamo prendere.
Per fare questo abbiamo bisogno di ripensare il nostro destino da protagonisti, in un mondo
globale sempre più complesso, con idee nuove e condivise con le comunità territoriali della
nostra Regione, da realizzare con un nuovo modello di sviluppo dal quale, poi, dipenderanno
tutte le riforme istituzionali di cui abbiamo bisogno, a partire dalla riforma dello Statuto di
autonomia in ottica federalistica.
Col nostro programma desideriamo ridisegnare la Sardegna garantendo il più ampio
coinvolgimento di tutti i settori della società sarda ed esaltando il protagonismo dei territori
e delle comunità locali: noi sardi siamo “padroni a casa nostra”; nostra deve essere
l’autonomia decisionale sui temi centrali dello sviluppo che intendiamo affrontare e
declinare, anche simbolicamente, in termini di sovranità. Sovranità nel nostro programma è
da intendersi in due modi e tempi diversi: il primo, immediato, a quadro normativo vigente,
riguardante il pieno utilizzo delle prerogative esistenti, attuali e potenziali, della nostra
autonomia speciale entro lo Stato regionale come quello attuale; il secondo, ambizioso e di
prospettiva, con le opportune riforme del quadro vigente, finalizzato a porre le basi per la
costruzione di un nuovo assetto istituzionale di tipo federale dello Stato italiano con la
Sardegna Regione federata che esercita sul proprio territorio un potere sovrano completo
(a parte i poteri minimi dello Stato federale). I due momenti sono da considerare
temporalmente conseguenti e le declinazioni di sovranità di seguito indicate vanno
commisurate ai due diversi momenti con la possibilità di conseguire importanti risultati anche
nel breve periodo, ma con la pienezza degli effetti nell’ottica dello Stato federale. Ecco le
dieci declinazioni del nostro programma per una Sardegna sovrana:
1. sovranità istituzionale;
2. sovranità economico-produttiva;
3. sovranità alimentare;
4. sovranità dei territori e delle comunità locali;
5. sovranità culturale;
6. sovranità e mobilità;
7. sovranità energetica;
8. sovranità digitale;
9. sovranità monetaria locale;
10. sovranità e sanità.
- Sovranità istituzionale
Entro queste declinazioni di sovranità va affrontato e risolto, in primo luogo, il tema storico della
“questione sarda”: riforme istituzionali; gap infrastrutturale, nuova continuità territoriale, qualità della
vita (compresa una sanità moderna al passo coi tempi. Temi da ripensare su basi nuove e non
subalterne in un serrato negoziato con lo Stato e con l’Europa in coerenza rispetto alle peculiarità
del nostro nuovo modello di sviluppo. Cardine di questo negoziato, finalizzato al superamento della
autonomia speciale ed al conseguimento di una vera sovranità istituzionale, non potrà che essere,
nel breve periodo il conseguimento, mai realizzato, di tutte le prerogative attuali e potenziali della
nostra autonomia speciale e, nel medio periodo, un articolato disegno di riforma in senso
federalistico: a) della nostra Regione, al suo interno, riportando così al centro del ragionamento il
protagonismo dei territori e delle comunità locali, la loro identità ed il loro radicamento territoriale, il
loro protagonismo consapevole al servizio del nuovo modello di sviluppo; b) della Regione nei nuovi
rapporti con la UE e con lo Stato nazionale. Entro tale quadro, nel breve periodo, in un’ottica di
pienezza dei nostri poteri autonomistici, il tema delle entrate assume carattere di priorità con un
intervento irrinunciabile riguardante da un lato la immediata verifica e aggiornamento delle entrate
tributarie regionali e, dall’altro, la piena funzionalità all’Agenzia Sarda delle Entrate che ad oggi non
può ancora ricevere direttamente i tributi regionali, neanche quelli di cui deve incamerare i 10/10. In
prospettiva, invece, proponiamo il ribaltamento totale delle logiche proprie dello Stato regionale ed
intendiamo rilanciare il tema dello Stato federale. Sono temi che per troppo tempo sono scomparsi
dai radar della politica regionale. In entrambi i casi che proponiamo (completamento del
regionalismo incompiuto e prospettiva federale) irrinunciabile sarà l’obiettivo prioritario di negoziare
l’avvio immediato di un piano straordinario (attuazione dell’articolo 13 dello Statuto) per superare le
attuali disparità (soprattutto infrastrutturali) e le diseguaglianze (nei diritti fondamentali, leggasi fra
tutti diritto alla mobilità) fra la nostra Regione e le altre Regioni. In prospettiva dovrà essere lo Stato
federale, entro logiche di solidarietà nazionale, ad introdurre meccanismi riequilibratori di
progressiva riduzione di questi divari. Sono stati i padri del “sardismo vero” a battersi con
convinzione, non per un ordinamento autonomistico del nostro Paese, ma per uno Stato federale
italiano dove le Regioni dovevano diventare gli Stati federali. È chiaro che tutto quello che concerne
la politica estera, la difesa, la moneta, il diritto penale, l’istruzione superiore resterà di competenza
dello Stato federale nazionale. Ma tutte le altre materie dovranno essere di esclusiva competenza
degli Stati federali regionali. Ora come allora questi concetti mantengono inalterata la loro portata e
la loro forza rivoluzionaria. In un futuro Stato federale italiano, le Regioni, quindi, potranno essere
gli Stati federati. Abbiamo, pertanto, un obiettivo ambizioso da raggiungere (progetto bandiera):
proporre e fare della Sardegna il primo Stato federato della nuova Repubblica federale italiana. - Sovranità economico-produttiva
La vera sfida è quella di ripensare completamente il sistema produttivo della nostra Regione.
Nessuno deve più imporci soluzioni verticistiche nazionali, come purtroppo avvenuto in passato. Non
più poli industriali energivori ed inquinanti, calati dall’alto, ma un sistema diffuso di piccole e medie
imprese fra loro integrate (verticalizzate) – dal primario, alla trasformazione industriale, ai servizi, al
turismo – primariamente orientate al mercato regionale ed a quello turistico nazionale ed
internazionale, rispettoso dell’ambiente e della salute del consumatore. Quanto più saranno
articolate e diffuse le interdipendenze fra i settori produttivi, quanto più alto sarà per la Sardegna il
livello della crescita della ricchezza endogena e dell’aumento della occupazione stabile. Vogliamo
passare dalle logiche negative della linearità, alle logiche virtuose della circolarità. Non è più
accettabile continuare a prelevare indiscriminatamente risorse fino al loro esaurimento, continuare
a distruggere per produrre materie prime da trasformare, generando rifiuti, inquinando e
depauperando i territori. Su queste basi di sostenibilità e circolarità, per generare ricchezza nel
nostro territorio ed occupazione stabile intendiamo chiudere i principali cicli vitali a livello
regionale/locale (acqua, cibo, energia, rifiuti). Quale pre-condizione di questo nuovo approccio
andremo a ridefinire in modo chiaro e trasparente le nuove regole per la pianificazione e
programmazione del governo del territorio, unitamente alla revisione del PPR, anche finalizzata al
non consumo del suolo e al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente,
compreso quello minerario dismesso, dei comparti ex industriali, ancora da bonificare, con un attento
orientamento al recupero dello stesso settore minerario, data la crescente rilevanza delle “terre rare”
e dei “minerali critici” con la realizzazione di progetti sostenibili ad alto valore tecnologico. Intendiamo
a tale fine avviare un tavolo permanente con le parti sociali, sindacati, associazioni di categoria e
istituzioni. - Sovranità alimentare
Obiettivo centrale per dare attuazione al nuovo sistema economico-produttivo è quello di partire dal
nostro settore agro-alimentare per realizzare una diffusa interdipendenza fra le imprese del primario
e del secondario alimentare, ri-organizzate per filiere produttive corte locali di qualità, i comparti della
distribuzione (ripensando totalmente anche il modello della GDO, quale sbocco principale delle
nostre produzioni di eccellenza), gli altri mercati di sbocco locali e regionali. L’obiettivo strategico da
conseguire è quello di assicurare che quanto viene prodotto in Sardegna vada ad approvvigionare
in modo capillare e diffuso i centri urbani e residenziali di tutta la Regione e le strutture turistiche
regionali. Le strutture turistiche (intese, in senso lato, come un unico sistema industriale/turistico
integrato e diffuso), dovranno essere chiamate ad un ruolo di grande responsabilità collettiva perché
potranno assumere quel ruolo centrale di nuovo polo trainate dello sviluppo territoriale (quello che
non sono riusciti a fare i poli industriali del vecchio modello, diventati cattedrali nel deserto),
“trascinando” sulla via dello sviluppo, non solo il sistema produttivo delle filiere alimentari locali, ma
anche quelle dell’artigianato, dell’edilizia, dei servizi turistici e del terziario tradizionale ed avanzato.
Vogliamo puntare, quindi, ad una autentica sovranità alimentare centrata sull’importanza territoriale
del cibo, quale grimaldello per scardinare le logiche selvagge della globalizzazione e contrastare sul
campo la presenza “egemonica” e capillare della “multinazionali del cibo”: E’ questa una sfida
possibile e degna, quale ossatura irrinunciabile, di nostro nuovo modello di sviluppo. Questa
proposta diventa anche la chiave di volta per riqualificare il nostro patrimonio edilizio pubblico e
privato, per raccontare e promuove l’unicità del nostro territorio, per ridare senso alla permanenza
degli abitanti nelle proprie aree di origine, soprattutto le aree interne, quelle che, nonostante le loro
potenzialità e capacità di rappresentare la Sardegna più autentica, sono tristemente diventate i
luoghi dello spopolamento. - Sovranità dei territori e delle comunità locali
Per noi la sovranità istituzionale e strettamente legata alla sovranità dei territori “a casa nostra”. Una
riforma complessa che parte dalla Sardegna, ma che, come detto, dovrà coinvolgere
necessariamente il livello istituzionale nazionale del nostro Paese per una riforma in senso federale
dello Stato. Nel contempo, all’interno della nostra Regione, va definitivamente completato il percorso
(da noi avviato) di riforma degli enti locali con un ampio disegno riformatore di grande significato
perché capace di “dare vera voce” al protagonismo dei territori e delle comunità locali che
rappresentano la vera chiave di volta per il futuro della Sardegna. Duplice l’obiettivo che ci poniamo:
a) il totale ripensamento di tutta la macchina amministrativa regionale al fine di rimuovere sacche di
ritardi ed inefficienze con una lotta senza quartiere alla burocrazia per snellire le procedure
autorizzative dei procedimenti amministrativi che oggi rappresentano un muro ed un freno per i
cittadini, per le imprese e per gli investimenti; b) la piena riforma degli enti locali. L’obiettivo primario,
interno, dovrà essere pertanto quello di una riforma della macchina amministrativa associata ai nuovi
strumenti che impediscano che le comunità locali siano escluse dai processi decisionali regionali
per garantire un reale protagonismo delle autonomie locali. Entro questo quadro assume rilevanza
la riforma della legge regionale sul governo del territorio ed il definitivo completamento della riforma
degli enti locali con un nuovo assetto delle Province e delle due città metropolitane. Al servizio del
territorio ed in coerenza con il nuovo modello di sviluppo, intendiamo lanciare un importante progetto
di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio regionale e di quello abitativo di tutti i centri storici
della Sardegna, non più funzionale alle residenze, ma da riconvertire e da mettere a disposizione
della ricettività turistica con un modello di ospitalità diffusa operativo tutto l’anno. Intendiamo creare
gli strumenti urbanistici e finanziari per consentire non solo al pubblico, ma anche ai privati
(rilanciando la finanza di progetto) di riqualificare e valorizzare il patrimonio regionale e quello
abitativo dei centri storici. Il recupero di immobili non più funzionali alle residenze è la chiave per
creare un sistema dell’ospitalità ricettiva diffusa da mettere a disposizione del nuovo modello di
sviluppo. Entro questo quadro va immediatamente riaperto il negoziato con lo Stato per il pieno
rispetto dell’articolo 14 del nostro Statuto (oggi largamente disatteso) con la immediata “restituzione”
al patrimonio regionale di immobili e terreni, anche militari, non più funzionali per lo Stato. Nella
prospettiva sovranista federale anche il demanio marittimo (il lido del mare, la spiaggia, le rade e i
porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque interne) dovrà essere della Regione. - Sovranità culturale
Investire in istruzione e in cultura, sono elementi imprescindibili per la crescita economica e sociale
della nostra isola. Intendiamo attivare immediatamente un tavolo permanente di analisi e confronto
con il mondo della scuola e dell’università per sviluppare azioni strutturali mirate a garantire una
istruzione di qualità, prevenire l’abbandono scolastico e incentivare il completamento del ciclo di
studi. Vogliamo una radicale riforma della formazione professionale regionale in funzione del nuovo
modello di sviluppo: lavoro e professionalità passano anche per la qualità della specializzazione e
per una stretta collaborazione con il tessuto imprenditoriale locale. Proponiamo inoltre l’istituzione
di un fondo di rotazione per l’alta formazione post-universitaria. Potenziare gli investimenti
nell’istruzione e nella cultura è fondamentale per il progresso della nostra Isola. In questa ottica
vanno anche ridefiniti gli ambiti scolastici in funzione delle politiche anti-spopolamento. Ma la
sovranità culturale si esercita anche in termini di valorizzazione identitaria delle nostre radici, della
nostra storia e della nostra lingua. E nel contempo la vogliamo esercitare appropriandoci della
competenza primaria in materia di beni culturali per la diretta valorizzazione delle nostre singole
peculiarità territoriali, del nostro patrimonio archeologico, prenuragico, nuragico, storico ed
identitario, oggi ancora sotto la tutela inaccettabile dello Stato: non è più accettabile che le attività di
tutela del nostro patrimonio culturale siano affidate ai Ministeri nazionali. - Sovranità e mobilità
La sovranità territoriale è strettamente legata alla continuità territoriale interna ed esterna della
nostra Isola ed al diritto fondamentale ed irrinunciabile alla mobilità dei cittadini sardi. Troppo tempo
è passato senza che questa fondamentale pre-condizione dello sviluppo sia stata risolta. Per la
soluzione definitiva di questo nodo critico dobbiamo sollevare il livello del confronto e dello scontro
con lo Stato e con la UE riservandogli priorità assoluta nelle azioni che dovranno riempire di
contenuti concreti la battaglia vinta per l’inserimento dell’insularità in Costituzione. Dobbiamo
cancellare il vincolo degli aiuti di Stato che di fatto impedisce di poter avere una continuità territoriale
adattata alle nostre esigenze in termini di numero e frequenze di rotte. Vogliamo una continuità
territoriale aerea e marittima funzionale alle nostre esigenze di isolani ed al nostro nuovo modello di
sviluppo. Dobbiamo pretendere e poter decidere di destinare la grande parte delle risorse (nazionali
ed europee, compreso il PNRR) per colmare questo gap ed avviare un vasto programma di
investimenti infrastrutturali al servizio della nostra continuità territoriale esterna ed interna. Al nostro
interno non è più rimandabile un piano immediato di investimenti per la mobilità sostenibile con la
realizzazione di collegamenti interni certi, rapidi e sicuri verso aree urbane, costiere e zone interne,
dimezzando tempi e aumentando la qualità del trasporto pubblico su gomma e su ferro per un
collegamento a basso impatto ambientale (con mezzi di trasporto alimentati da fonte rinnovabile,
puntando anche sull’idrogeno verde quale “carburante” del futuro) delle zone interne con i centri
urbani, con le aree costiere, con i porti e con gli aeroporti. Una rete capillare di mobilità sostenibile
alimentata da fonti energetiche rinnovabili che andremo ad auto-produrci in Sardegna. - Sovranità energetica
La sovranità energetica diventa quindi l’ulteriore tassello del nostro nuovo modello di sviluppo. Su
tutte le principali scelte strategiche del nuovo modello di sviluppo, la componente energetica ha un
ruolo decisivo e trasversale. Su questo tema cruciale è auspicabile che la Sardegna possa e debba
guardare fin da subito, come si sta verificando in altri territorio lungimiranti al livello europeo ed
internazionale, ai nuovi scenari aperti dalle fonti rinnovabili e dall’idrogeno verde, quale “combustibile
pulito “ dell’immediato futuro. L’idrogeno verde a pieno titolo sostituirà tutti i principali combustibili di
origine fossile. Ciò non esclude che le attuali infrastrutture possano essere “riconvertite” per la
distribuzione capillare dell’idrogeno verde e che nella fase di transizione energetica il metano (da
importare attraverso navi gasiere) possa ancora giocare un ruolo, ma solo transitorio. Sono scelte
cruciali per il nostro futuro che pongono le basi per una reale sovranità energetica della Sardegna.
Una classe politica regionale attenta e lungimirante non si può fare sfuggire quest’occasione,
sostenendo il settore con adeguati investimenti in ricerca e tecnologia e prevedendo anche incentivi
per la creazione di filiere industriali per la produzione in Sardegna delle componenti impiantistiche
necessari alle centrali di produzione energetica. In questa ottica, oltre alla produzione da vento e
sole (dominata da colossi cinesi ì, tedeschi e altre multinazionali), abbiamo una freccia in più al
nostro arco. Non possiamo non fare riferimento anche alla produzione di energia dal mare. Nella
produzione regionale di energia, il mare deve essere destinato a giocare un ruolo di grande rilievo,
essendo la nostra Isola il più importante “giacimento” potenziale di produzione di energia dalle onde
e dal moto ondoso in tutto il mare mediterraneo. La Sardegna ha, quindi, un importante vantaggio
competitivo fino ad oggi totalmente ignorato. Ciò potrebbe, inoltre, contribuire in modo determinante
alla costruzione di un’immagine green della Sardegna soprattutto se questa energia fosse utilizzata
e poi accumulata con la produzione di idrogeno verde. In questa ottica alcuni importanti progetti
assumono una particolare importanza, quali: l’istituzione di una società di produzione di energia
pulita della Regione Sardegna tesa anche alla riduzione dei costi ed al contenimento (azzeramento)
delle immissioni di CO2; il pieno sostegno alla nascita di comunità energetiche, quale strumento
essenziale a disposizione delle comunità locali per le loro politiche di sviluppo centrate sulla autoproduzione da fonti rinnovabili e risparmio energetico. E’ in questa ottica che la componente
energetica potrà essere determinante anche per il miglioramento ed efficientamento del patrimonio
regionale ed edilizio esistente nei nostri centri storici, sia esso destinato alla residenza, sia in modo
funzionale alle attività produttive e turistico/ricettive, ai servizi e all’edificato rurale, adattandolo alle
mutate esigenze sociali e imprenditoriali della nostra Isola. - Sovranità digitale
Alla trasversalità della nuova componente energetica si aggiunge quella irrinunciabile della
componente digitale. Non comprendere le dinamiche e gli sviluppi senza precedenti della
“rivoluzione digitale” significherebbe restare esclusi dai principali processi di crescita della società
globale. La Sardegna ha una importante tradizione, competenze ed un tessuto esistente di attività
imprenditoriali per poter giocare un ruolo in queste essenziali dinamiche e per diventare un punto di
riferimento per lo sviluppo tecnologico, offrendo un ambiente favorevole all’insediamento di nuove
imprese e promuovendo l’innovazione. Entro questo quadro la nostra Regione ha le carte in regola:
per essere protagonista nel settore della gestione dati, della cybersecurity e della tele-medicina; per
diventare luogo ideale in cui insediare gli asset strategici di gestione e sicurezza informatica del
nostro Paese. - Sovranità monetaria locale
Dobbiamo gestire una delicata fase di transizione prima che il nuovo modello di sviluppo che
proponiamo generi i suoi effetti virtuosi. Servono, però, interventi immediati per dare fin da subito e
nel concreto una boccata di ossigeno al sistema produttivo regionale, ancora fortemente provato
dalla pandemia. Tutti i provvedimenti adottati fino ad oggi, sia quelli nazionali, che regionali hanno il
grosso limite che difettano di tempestività e stanno arrivando alle imprese (quando arrivano) quando
è troppo tardi. La liquidità per le imprese serve immediatamente. Non può essere erogata con i
normali tempi e le normali regole del credito. Servono misure straordinarie, nuove ed originali. Il
sistema bancario è incapace di farvi fronte. Servono altri strumenti oltre quello del merito del credito
con garanzia. A tale fine intendiamo sostenere, per esempio, le imprese ad effettuare emissioni di
mini-bond o basket-bond, strumenti finanziari alternativi al sistema bancario, come già fatto con
successo in altre Regioni. Ma, soprattutto, possiamo dare una boccata di ossigeno al tessuto delle
nostre imprese, dei piccoli esercizi commerciali, delle ditte individuali, dei professionisti utilizzando
un circuito parallelo di moneta sarda complementare. Sono ormai solidi i fondamenti economici della
moneta complementare locale (complementare e non alternativa all’euro) ed i casi di successo già
sperimentati nel mondo e soprattutto in Sardegna che dimostrano gli impatti positivi sui sistemi locali
e sulla tenuta e la resilienza dei sistemi produttivi proprio in situazioni di crisi e carenza di liquidità.
Sarebbe una grande boccata di ossigeno con potenzialità enormi sia nel breve, per fronte alle
esigenze di liquidità immediata, sia e soprattutto nel medio-lungo periodo per contribuire a ripensare
ed attuare il nuovo modello di sviluppo della Sardegna. Per il successo di questa iniziativa è però
necessario che la Regione, coinvolgendo tutti i Comuni della Sardegna e con adeguato
provvedimento legislativo, consenta l’introduzione dello scambio multilaterale anche nella pubblica
amministrazione regionale e, quindi, la compensazione dei crediti in moneta complementare
attraverso il pagamento dei principali tributi regionali e locali (Imposte regionali, IMU, TARI, etc.). - Sovranità e sanità
Il miglioramento della qualità della vita che potrà essere assicurato dal nostro nuovo modello di
sviluppo passa anche per il miglioramento complessivo dei nostri servizi sociali e sanitari,
Quest’ultimo è infatti strettamente legato alla possibilità di contare su presidi nuovi e più funzionali,
dotati delle tecnologie più innovative (compresa la tele-medicina), in grado di erogare servizi più
efficienti e di evitare sprechi di risorse e garantire un risparmio economico. A tale fine prevediamo
un piano articolato di interventi a partire dalle realizzazione di nuovi ospedali più funzionali, in tutti i
territori dell’isola, dal sud al nord, con una parallela revisione e implementazione della rete
ospedaliera e di quella territoriale per puntare su prevenzione e riabilitazione e dunque per ridurre i
ricoveri impropri e non intasare gli Ospedali che si devono occupare invece della specialistica e delle
acuzie